La nostra ospite per i prossimi due giorni è la biologa marina ed ecologista Rosa Pires.
Rosa lavora per l’agenzia governativa IFCN (Instituto das Florestas e Conservação de Natureza IP-RAM). ) per 24 anni, lavorando per preservare e proteggere la popolazione di foche monache delle Isole Desertas.
Rosa è arrivata a Madeira nel 1993 per completare il suo dottorato e ha capito subito che non se ne sarebbe più andata.
La sua passione per la conservazione della foca monaca è contagiosa: “Il mio lavoro qui non finirà fino a quando non sarò sicura di avere qualcuno che porterà avanti la fiaccola senza alcun compromesso e che tutti i miei sforzi non saranno vani”.
Il nostro primo viaggio alle Isole Desertas è incentrato sulla scoperta delle popolazioni locali di foche monache e sugli sforzi compiuti per proteggere e preservare il loro habitat e il patrimonio delle isole.
- Le foche monache furono osservate e studiate per la prima volta dai coloni nel 1420.
Si pensa che all’epoca ci fossero circa 2.000 foche.
Le foche monache venivano cacciate in modo intensivo per la loro pelle e il loro grasso. - All’inizio del XX secolo le foche erano già rare, con una popolazione stimata di 25 esemplari a Madeira negli anni Quaranta.
- Nel 1986 sono state emanate le prime leggi che vietano la pesca dei mammiferi marini a Madeira.
- Nel 1988 erano rimaste 8 foche monache.
Il Parco Naturale di Madeira ha lanciato un programma per preservare le foche delle Desertas, l’habitat preferito della foca monaca.
Sull’isola di Grande Deserta è stato installato un edificio che ospita due ranger alla volta. - I ranger monitorano l’area per segnalare e prevenire la pesca illegale.
Hanno viaggiato con i pescatori, spiegando la necessità di una riserva di foche monache che avrebbe contribuito ad aumentare la popolazione ittica, a beneficio sia degli esseri umani che delle foche.
All’epoca, i pescatori utilizzavano grandi reti da posta (ragni) ed esplosivi, che riducevano drasticamente il numero di pesci.
Le reti vengono raccolte dai ranger, che propongono soluzioni di pesca alternative. - I ranger hanno anche effettuato ore di osservazione in luoghi specifici per registrare gli avvistamenti di foche monache e per tenere un registro scritto dei tempi e dei luoghi degli avvistamenti fino ad oggi.
- Nel 1990 è stata creata una riserva nel sud dell’isola e una riserva parziale nella metà settentrionale della Grande Deserta: i pescatori possono lavorare lì, ma sono in vigore restrizioni sulle attrezzature.
L’obiettivo è quello di incoraggiarli a pescare in modo responsabile, rispettando la riserva.
Il governo non vuole che la creazione della riserva vada a discapito dei pescatori. - L’IFCN è sovvenzionato dal progetto LifeMadeira, che ha permesso a Rosa e al suo team di installare un dispositivo fotografico nella grotta occupata dalle foche monache.
La fotocamera scatta un’immagine all’ora. - Le foche possono essere identificate grazie al loro colore e alle loro cicatrici.
Le foto rivelano anche le loro abitudini: ad esempio, per quanto tempo una foca riposa nella grotta (una foca vi ha riposato per diciotto ore di fila)? - LifeMadeira ha anche permesso al team di posizionare dei braccialetti su diverse foche monache per tracciarne la posizione, gli spostamenti e le profondità raggiunte tramite GPS, al fine di saperne di più sul comportamento e sugli habitat delle foche monache.